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ED "ECCO" IL NUOVO ALBUM DI NICCOLO' FABI. LA NOSTRA RECENSIONE CON UN REGALO…

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Un nuovo disco di Niccolò Fabi è già una buona notizia di per sé. Se poi ascoltandolo si scopre che è anche bello, meglio ancora. Di questi tempi quando in un album ci sono due o tre pezzi decenti si dice che è un buon disco. Ebbene, qui ci sono almeno sei canzoni riuscite, e pure le altre cinque non mi dispiacciono.

Parte subito forte con Una buona idea, con quel crescendo che valorizza un testo importante. Del resto Niccolò è uno che non sceglie mai a caso le parole. Come ha spiegato, «le mie sono riflessioni nostalgiche e cronache di viaggi, punti di vista su aspetti della nostra società accanto a sfoghi emozionali. Ma su tutto prevale la consapevolezza che racconto in Una buona idea, cioè che esiste una responsabilità personale ogni volta che si decide di pubblicarle, perché le storie che si raccontano e il linguaggio che si usa hanno sempre un effetto nelle comunità e quindi un valore politico».

La seconda canzone che mi piace molto è Indipendente, una ballata ariosa, arricchita dai fiati di Roy Paci, nel cui studio salentino Fabi ha inciso questo lavoro in sole tre settimane assieme ad alcuni amici: «Abbiamo caricato gli strumenti su un furgone e siamo partiti». Poi c’è Elementare, brano valorizzato da un uso accorto degli archi e dalla voce del cantautore romano, che non è mai stata così bella e ricca di sfumature.

Molto coinvolgente pure Sei modi di dire verde, col suo incedere blues basato su una chitarra acustica e una steel guitar e quel coro ancestrale nel finale. Verosimile invece ci porta in territorio brit rock ed è resa più cazzuta da un bell’inciso. Ecco, che dà il titolo all’album e lo chiude, è un brano struggente, sostenuto da suoni molto penetranti di chitarra e impreziosito da un testo che potrebbe essere una poesia.

Queste le sei canzoni che mi piacciono molto. Ma anche tra le cinque che non mi dispiacciono ci sono cose interessanti. Io è un brano dal sapore reggae registrato con l’apporto della banda di Aradeo, paesino in provincia di Lecce. Il finale sembra un coro da osteria un po’ sguaiato: a me pare una caduta di stile, ma l’impressione è che si sono divertiti molto a farlo. E allora va bene così.

Per I cerchi di gesso ha utilizzato un’orchestra d’archi arrangiata da Stefano Cabrera. Mentre Le cose che non abbiamo detto è un pezzo dall’intenzione soul sottolineata da qualche effetto elettronico. In Lontano da me prevalgono le sonorità folk. E Indie è uno strumentale breve ma intenso.

Pur affrontando temi profondi, Niccolò ha voluto mantenere un’atmosfera lieve, a tratti addirittura solare. E pur essendo un lavoro di studio, ha l’energia di un disco dal vivo, con suoni vintage davvero avvolgenti: «Ci siamo detti che sarebbe stato fantastico suonare per il gusto di poterlo fare. In fin dei conti siamo dei privilegiati e facciamo uno dei mestieri più belli del mondo…». Mi piace molto che un musicista di 44 anni, che ha pubblicato il primo dei suoi 7 album oltre 15 anni fa, dica queste cose. Significa che ha ancora l’entusiasmo di un esordiente. Infatti continua a regalarci bei dischi…

VOTO : 4/5

TRACKLIST:

“Una buona idea”
“Io”
“I cerchi di gesso”
“Indipendente”
“Elementare”
“Le cose che non abbiamo detto”
“Sedici modi di dire verde”
“Lontano da me”
“Verosimile”
“Indie”
“Ecco”

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